Amplificare il contrabbasso

Disclaimer: tutte le affermazioni contenute in questo articolo sono opinioni personali derivate dalla mia esperienza e come tali vanno considerate. Detto ciò…

Un tempo c’erano i contrabbassisti, quelli che -si dice- si riconoscevano delle mani orribili perché sformate dai calli che si procuravano suonando lo strumento con corde di budello altissime per riuscire a farsi sentire anche con un’orchestra di 18 elementi, o usavano la tecnica slap come Milt Hinton. Nella migliore delle ipotesi si piazzava un microfono davanti allo strumento, e sino agli anni ’70-’80 grossomodo funzionava così, poi arrivarono i pick-up, le corde in acciaio, e il suono del contrabbasso andò a farsi benedire…

I Pick-Up

In realtà l’effetto piezoelettrico dei cristalli di quarzo venne scoperto all’incirca nel 1880 da Pierre e Paul-Jacques Curie, e le prime applicazioni nel campo dell’audio furono per la realizzazione di trasduttori, ovvero di strumenti capaci di trasformare un segnale elettrico in suono (altoparlante) e viceversa (microfono). La prima chitarra con pick-up piezoelettrico fu una Gibson del 1968, e i primi pick-up per contrabbasso comparvero negli anni ’70. Il suono prodotto era piuttosto ricco di medio alti, per niente somigliante a quello di un contrabbasso, vuoi per le caratteristiche costruttive vuoi per l’adattamento di impedenza, di cui parlerò dopo. Oggi esistono decine di marche di pick-up di ogni tipo, ed anche dei microfoni a condensatore applicabili allo strumento.

Come riuscire a barcamenarsi in mezzo a tanti prodotti? Ce ne sono di tanti tipi, con diversa installazione, anche se il principio di funzionamento rimane lo stesso: piastrine da collocare sotto i piedini del ponticello, linguette da installare sotto le ali del ponticello, semplici (varie marche), doppie (Underwood o simili), trasduttori elettromagnetici (Schertler) etc. Poi i microfoni: AKG, DPA, Shure, T-Bone per citarne alcuni.

Ovviamente se possiamo permetterci un DPA da 500€ circa, va benissimo, soprattutto se dobbiamo suonare su un palco all’aperto o in un teatro, ma se dobbiamo poi usarlo in un club e il batterista ha manie di protagonismo, rischiamo che dal nostro microfono esca tutto tranne il contrabbasso. Il pick-up a contatto rimane in questi casi la soluzione più pratica, ma… 

…la mia opinione è che la maggior parte delle soluzioni di questo tipo fa schifo. Non importa quanto spendiate in attrezzature, tutti i pick-up commerciali che ho provato non danno buoni risultati. 

Barcus-Berry, Underwood, Polytone erano i pick-up più in voga negli anni ’70-’80, il suono che veniva fuori era un misto tra un metallofono di quelli per bambini e un ukulele nel caso del Barcus-Berry e simili, oppure una specie di miagolìo nel caso dell’Underwood. Tutti suoni ben lontani dal timbro naturale dello strumento e dal mio gusto. Ho trovato che lo Schertler può dare un buon compromesso tra la potenza del suono e il timbro, che resta comunque molto artificiale.

Mi sono messo a sperimentare con trasduttori piezo e dopo aver buttato via centinaia di cialde e altri componenti, ho trovato la soluzione che per me rende meglio: un pick up simile allo schertler ma in legno di balsa, ma la cosa essenziale è il preamplificatore.

Il preamplificatore

Questo è il punto che quasi tutti trascurano: i pick-up piezo hanno un’impedenza altissima, (anche più di 5 Mohm) e l’ingresso degli amplificatori a  stato solido normalmente non supera i 25 Kohm. Il risultato è che il pick-up è come se venisse messo in cortocircuito, e le frequenze non vengono riprodotte nell’intera gamma, quindi serve un adattatore di impedenza. All’inizio dell’era dei pick-up quasi nessuno lo usava, e i modelli in commercio non erano un granché. Tanto per intenderci, il preamplificatore in questo caso non serve per aumentare il segnale del pick-up o per equalizzare il suono, ma per adattare l’impedenza. Ho usato per molto tempo un preamplificatore Fishman Bass Blender con microfono a condensatore Crown GLM200 e pick-up underwood. Il suono gommoso dell’underwood viene un po’ corroborato dall’attacco e dai bassi profondi del microfono a condensatore, producendo un buon compromesso, ma come ho detto prima in un piccolo locale il microfono può dare qualche problema, quindi mi sono messo alla ricerca di uno schema che facesse al caso mio. Ho trovato un ottimo schema di preamplificatore a transistor FET, con alta impedenza di ingresso, e ne ho prodotto un certo numero, per me e per i colleghi e gli studenti che me l’hanno chiesto. La soluzione migliore è stata però quella di una mio amico radioamatore, (Franco Bachetti, che ringrazio infinitamente) che mi ha regalato una bellissima scatola di mentine con dentro un preamplificatore a valvola, alimentato in bassa tensione (12v). Bassi belli rotondi, morbidi, finalmente il suono che desideravo!

L’amplificatore

Amplificare un contrabbasso con una cassa 4 x 12” è una follia. Entra in vibrazione tutto, il palco, le pelli della batteria, figuriamoci la cassa dello strumento. Risultato: feedback assicurato, suono orrendo e sempre al limite dell’innesco anche se si tiene il volume basso.

Meglio un piccolo amplificatore 1 x 12” o addirittura 1 x 10”, ma di buona potenza. Dopo aver usato per una vita il mitico Polytone Mini Brute da 100w con altoparlante da 15” (che ancora possiedo e funziona perfettamente) ho avuto per molti anni un Mark Bass Combo 121 da 400w e 22Kg di peso. Non sono per nulla soddisfatto del suono dei Mark Bass, lo trovo abbastanza finto, anche quello dei nuovi modelli più leggeri con altoparlanti al neodimio. Devo dire anche che ho avuto altri tipi di problemi come ad esempio le saldature del circuito stampato che non reggevano perché troppo sottili per le vibrazioni che dovevano sopportare (ho dovuto ripassare tutto perché i potenziometri si erano praticamente staccati dalla scheda) e i finali bruciati, che ho sostituito io stesso. Inoltre l’accoppiamento col pick-up richiede sempre un adattatore di impedenza. Ho comprato anche un Phil Jones Bass cube, bellissimo il timbro e ottima resa nonostante le dimensioni ridicolmente piccole, ma più adatto al basso elettrico. Gli altoparlanti da 5” sono troppo piccoli per avere una buona resa con le frequenze basse del contrabbasso. Alla fine ho risolto con una cassa autocostruita con altoparlante Celestion al neodimio da 12” e 300W, e una testatina GK MB200. 

Altra cosa non meno importante: l’amplificatore va messo PER TERRA e il volume regolato di conseguenza. Meglio se in un angolo, dove la diffusione delle frequenze basse è maggiore. Bisogna sperimentare, perché ogni ambiente ha il suo punto migliore dove mettere l’amplificatore. In ogni caso assolutamente NON sollevato da terra.

 

 

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