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Stem Mastering – Le regole per un processo corretto

NOTA
Questo articolo può essere considerato il prosieguo di un precedente articolo introduttivo, intitolato:
Stem Mastering – Principi di base

Quali stems

Gang of Four

Una possibilità, suggerita dal sound engineer Bob Katz e applicabile alla maggior parte dei generi pop-rock, funky, dance e simili, è la semplice suddivisione in 4 stems”, da lui soprannominati La Banda dei 4 (Gang of Four):

  1. Stem 1 – Mix intero
  2. Stem 2 – Strumenti
  3. Stem 3 – Strumenti + Cori
  4. Stem 4 – Voce o Strumento Solista del brano

Considerando la possibilità di utilizzare gli stems in maniera additiva o sottrattiva, risulterà facile immaginare le semplici operazioni ottenibili.

Esempio

Supponiamo ad esempio che nel mix la voce risulti troppo alta, poco corposa e troppo compressa. Per mezzo dello stem n.4 utilizzato con polarità inversa potremo sottrarre molto volume alla voce anche sino a farla sparire. Con un’altra traccia avente il medesimo stem 4, ma utilizzato in polarità diritta, potremo immettere nuovamente la traccia vocale nel programma audio al volume desiderato, avendo cura di dare alla traccia maggiore corposità e un pizzico di espansione per contrastare la compressione eccessiva.


Magnificent Seven

Mi perdonerete il “gioco concettuale” con la “Banda dei 4”, nel definire la scelta che segue col nome “I Magnifici 7”.

Personalmente ritengo, infatti, che in alcuni casi sarebbe meglio operare con qualche chance in più, ottenendo un maggior numero di stems, e in particolare:

  1. Stem 1 – Mix intero
  2. Stem 2 – Tutti gli strumenti
  3. Stem 3 – Strumenti + Cori
  4. Stem 4 – Voce o Solista del brano
  5. Stem 5 – Basso
  6. Stem 6 – Grancassa
  7. Stem 7 – Lo strumento (o gruppo di strumenti, o sessione di strumenti) che meglio definisce il portamento ritmico armonico del brano (spesso una chitarra acustica o elettrica o un pianoforte, ma talvolta può essere anche un synth, un quartetto d’archi o altro).

In tal modo, oltre agli stems suggeriti da Bob Katz, si disporrà di altri elementi tra cui quelli particolarmente critici che si esprimono alle basse frequenze, come il basso e la cassa della batteria.

Utilizzando i procedimenti additivi e sottrattivi saremo in grado in tal modo di risolvere egregiamente molti degli squilibri eventualmente riscontrati nel mix.

Nota

In casi speciali, non è escluso che l’operatore di mastering possa richiedere una singola sorgente o un gruppo di sorgenti non presente nelle liste di cui sopra. Ciò può capitare nel caso in cui la sorgente o il gruppo in questioni manifesti una sproporzione tonale o di volume col contesto


Vantaggi dello Stem Mastering

Esso permette una ampia possibilità di intervento da parte del fonico di mastering, al fine di risolvere al meglio eventuali storture indotte dal fonico del mix.

In molti casi in cui era previsto un single track mastering, si è poi dovuto ricorrere ad uno Stem mastering per poter controllare e risolvere alcuni difetti del mix.


Rischi dello Stem Mastering

Il rischio è quello di snaturare un poco il “sapore” generale del mix originario, specie se si interviene con molte tracce. Per tale motivo è consigliabile che esso sia eseguito alla presenza del direttore di produzione.


Come esportare correttamente gli stems

Un fonico di mix previdente dovrebbe avere cura, al momento del bouncing, di esportare anche un congruo numero di stems. Così facendo si premunirebbe contro il rischio di dover fare revisioni al mix o anche semplicemente di dover esportare successivamente gli stems richiesti dal fonico di mastering.

E’ singolare constatare che non tutti i fonici sanno esportare correttamente gli stems, in assenza di esperienze pregresse di questo tipo. In sintesi, l’esportazione corretta di uno stem produce un file il cui programma audio è perfettamente identico a quello della stessa sorgente immersa nel mix comprensiva dei campi di riverbero, senza variazioni di volume, tonali e dinamiche.

Nota

E’ anche possibile procedere con uno stem epurato da ogni riverberazione, che permetterà un pieno controllo sulla sorgente ma non sui campi di riverbero. In tal caso ad esempio, una azione sottrattiva non eliminerà il riverbero della sorgente.

L’utilizzo di uno stem stereo all’interno della matrice M/S ci darà infine la possibilità di diminuire in buona misura l’incidenza del riverbero dello stem stesso, semplicemente abbassando il volume della componente S della matrice.

La procedura di esportazione è molto rigida ma semplice, tuttavia è facile perdere il controllo di qualche dettaglio, rendendo lo stem pressoché inutilizzabile in molte applicazioni.


Le regole di base

Le tracce, qualunque esse siano, dovranno essere esportate una volta che il mix sia perfettamente definito.

Gli stems sincronizzati si ottengono iniziando e terminando l’esportazione nel medesimo punto della timeline, analogamente al mix completo.

Dovrete semplicemente porre in mute ogni traccia che non vorrete esportare.

Questa modalità operativa costringe ogni riverbero o altro processo che sia stato applicato al mix intero, a riflettersi negli stems. In certi casi, però, potrebbe essere richiesta l’esportazione di uno stem del solo riverbero.

Per il mantenimento degli equilibri del mix originario, è assolutamente necessario che tutte le tracce convogliate ad un medesimo bus siano esportate come unico elemento stereo (questa raccomandazione è particolarmente importante se nel gruppo è in funzione un processore di dinamica e se in esso è presente un ritorno effetti.

In ambito di correzione additiva ma ancor più in quella sottrattiva, il mix tra il brano completo e un singolo stem funzionerà in maniera soddisfacente soltanto a condizione che lo stem corrisponda “perfettamente” alla stessa sorgente inserita dentro al mix.

Per funzionare egregiamente, in confronto alla corrispondente traccia immersa nel mix, lo stem:

  • dovrà contenere lo stesso riverbero stereo (quindi anche lo stem sarà stereo)
  • non dovrà interagire per mezzo del controllo di un compressore sidechain
  • dovrà aver subìto i medesimi eventuali processi di equalizzazione, compressione e quant’altro, per mezzo dei medesimi plugin
  • dovrà avere il medesimo volume
  • dovrà posizionarsi in identica posizione nella immagine stereo, per mezzo del pan-pot
  • dovrà essere identico anche al riguardo delle variazioni imposte dagli automatismi programmati dal fonico di mix, sia per la funzione volume che per tutte le altre
  • non dovrà far parte di un gruppo o bus nel quale siano avvenuti processi di controllo dinamico di più sorgenti, in quanto tali processi creerebbero una interazione dinamica con le altre sorgenti in essa contenuti, rendendo lo stem differente dalla sorgente corrispondente contenuta nel mix; per il medesimo motivo sarà anche vietato ogni intervento dinamico sulla mastertrack

Nel caso in cui uno o più elementi di cui sopra non siano rispettati potrebbe verificarsi una efficacia parziale nell’utilizzo delle tecniche additive e la totale impossibilità di utilizzare quelle sottrattive.

Si tenga infine presente che i filtri colorati utilizzati in uno stem, in particolare quelli di emulazione analogica, non saranno spesso in grado di garantire ad ogni ciclo di esportazione una waveform perfettamente identica alle precedenti, il che potrebbe diminuire l’efficacia del processo specialmente nell’uso sottrattivo (ma non solo)


Per approfondimenti sull’Audio Mastering Digitale

 

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