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Preliminari del Mix: il Mix essenziale

 

In questa fase dovremo dapprima costruire un mix essenziale che contenga esclusivamente gli elementi primari ed essenziali dell’arrangiamento.


Le fasi del mix

In questa fase dovremo dapprima costruire un mix essenziale che contenga esclusivamente gli elementi primari ed essenziali dell’arrangiamento.

Tale missaggio dovrà essere eseguito con la massima cura, affiancando i pochi elementi che lo compongono in maniera precisa ed equilibrata in termini di rapporti di volume, di dinamica, di timbrica, curando persino gli effetti ambientali, con la massima qualità sonora possibile, come se fosse il mix definitivo.

Lo scopo di tale operazione è quella di costruire un fulcro sonoro solido, intorno al quale, successivamente, possano essere incollati gli altri elementi secondari.

Si procederà quindi attraverso n.2 step di lavorazione:

  1. Mix essenziale
  2. Mix conclusivo – che vedremo più avanti

Suddividere in 2 step la lavorazione di un mix molto complesso faciliterà non poco l’approccio al missaggio per i seguenti motivi:

  • sarà molto più facile ottenere in breve tempo un ottimo mix quando gli ingredienti sono pochi e quando ciascuno di essi occupa uno spazio preciso e un ruolo complementare agli altri nel fronte sonoro
  • sarà molto più facile, successivamente, aggiungere gli elementi restanti, procedendo uno per volta, dal più importante al meno importante, cercando di utilizzare per essi il giusto volume, plasmando le sonorità più opportune al fine di favorire il massimo incastro tonale e dinamico, senza invadere troppo lo spazio degli ingredienti del mix principale, e senza dover modificare alcuna regolazione di questi ultimi

N.B.

Come riferimento per le regolazioni aggiuntive da effettuare sulle tracce può essere di ispirazione leggere in anteprima le sezioni successive, a proposito del trattamento delle sorgenti.


Individuazione delle tracce essenziali

Quali sono quindi le tracce più importanti da mettere a punto in questo missaggio essenziale?

Per rispondere a questa domanda occorre prima fare una analisi del brano e del contenuto delle tracce.

Supponiamo per esempio di prendere in esame un brano ipotetico di genere pop.

Ascoltando le varie tracce, tra esse dovremo individuare, in ordine di importanza, le seguenti (se presenti):

  • il solista principale e i solisti secondari – supponiamo ad esempio una voce e un sax
  • lo strumento (o la sezione strumentale) che più di tutti costituisce la struttura ritmico armonica del brano – supponiamo ad esempio un pianoforte, o una chitarra o un quartetto d’archi
  • lo strumento ritmico per eccellenza – supponiamo ad esempio una batteria
  • lo strumento che esegue la linea di basso

N.B.

In realtà i criteri di scelta sono molti e quanto sopra è soltanto un esempio.

In verità tali criteri si differenziano in maniera estrema secondo i generi musicali presi in considerazione e secondo l’arrangiamento sonoro.

Possono esserci missaggio costituiti da così pochi ingredienti per cui il mix essenziale coincide con il mix definitivo.

Negli altri casi, invece, in cui si procederà in n.2 step, unico vero criterio è la determinazione dei pochi elementi essenziali, cercando altresì di scegliere elementi aventi funzioni molto differenti e complementari.

Quando gli elementi del mix essenziale sono stati scelti con attenzione, esso suonerà come se fosse un possibile missaggio finito.

Un ascoltatore che non conoscesse il progetto di arrangiamento definitivo, ascoltando il mix essenziale non dovrebbe avvertire la mancanza di un qualunque elemento, bensì il risultato dovrebbe apparirgli completo, equilibrato e godibile, come se fosse un lavoro finito.


Il livellamento preliminare dei volumi

Come sappiamo, il mix essenziale dovrà essere eseguito con tracce preventivamente sottoposte ai preliminari del mix di cui al “Capitolo 8”, al fine di ottenere suoni puliti, precisi, dalla sonorità piena e chiara e esenti da difetti.

La prima cosa da fare è aprire le tracce e livellarle senza apportare alcuna regolazione al fine di ottenere il massimo equilibrio possibile nei volumi.

In questa fase non si dovranno utilizzare gli automatismi, ma semplicemente impostare i criteri di regolazione nella media, valevoli quindi per l’intero brano.

Potrete però livellare tra loro i volumi dei vari segmenti registrati nella medesima traccia, per eliminare gli eventuali squilibri insorti durante la fase di registrazione correttiva degli errori esecutivi.

Altro intervento fattibile in fase di mix essenziale è il livellamento di interi periodi musicali rispetto ad altri.

Ad esempio: capita spesso che la voce solista sia sensibilmente e costantemente più forte nel ritornello rispetto alla strofa.

In questo caso può essere consigliabile, dopo aver trovato il giusto volume medio per la strofa, abbassare lievemente il volume dei ritornelli; non troppo però, perché tale intervento non deve suonare falso (idealmente, la mano del fonico non dovrebbe essere mai percepita di chi ascolta).

In tal senso, saranno certamente sufficienti alcuni piccoli interventi da 1 a 3 db.

Nel mix essenziale, che è sempre relativamente rarefatto a causa dei pochi elementi che lo compongono, non sarà difficile raggiungere questo importante equilibrio di partenza.

In ogni caso lo scopo primario è determinare un equilibrio dei volumi tale che l’ascolto dell’intero brano appaia in linea di massima assolutamente equilibrato.

Soltanto al raggiungimento di tale equilibrio si potranno finalmente utilizzare i processori, timbrici, dinamici e ambientali, e infine le automazioni, per affinare ancor di più il risultato sonoro

A questo punto potrete iniziare con le correzioni agendo esclusivamente laddove ravvedete la possibilità di un concreto miglioramento, inteso soprattutto come ottenimento di migliori incastri sonori e dinamici tra le tracce.


Compressione livellante

Genericamente suggerirei di utilizzare prima di tutto i processori di dinamica e nello specifico i compressori, al fine di creare un livellamento maggiore nelle tracce al fine di evitare che dinamiche temporaneamente troppo elevate possano soverchiare le altre tracce, o al contrario che dinamiche temporaneamente troppo delicate possano scomparire.

Ricordatevi di comprimere il minimo necessario per ottenere quanto sopra evidenziato, al fine di non spegnere troppo la escursione dinamica espressiva di queste sorgenti, che hanno un ruolo primario.

In particolare, la conservazione della dinamica è importante per i solisti e per lo strumento (o la sezione strumentale) che costituisce l’ossatura ritmico-armonica del brano.

Sarà però possibile, in generale, esaltare un po’ di più la compressione negli strumenti aventi funzione di sostegno ritmico, specialmente quelli di estensione più grave come la grancassa e il basso, e quelli che costituiscono il punto di appoggio dinamico della ritmica del brano, come il rullante


Equalizzazione di mix

Successivamente si potrà procedere, soltanto dove è indispensabile, con piccoli ritocchi di equalizzazione.

In questa fase la equalizzazione dovrebbe:

  • dare risalto alle sorgenti che tendano a confondersi con le altre
  • migliorare l’equilibrio generale del range tonale risultante dalla somma del suono delle sorgenti del mix

Il miglioramento dell’equilibrio tonale e dell’estetica del suono, infatti, non dovrebbe essere necessario se avete operato con cura le operazioni di equalizzazione preventiva.


Trattamento ambientale

Per l’ambientazione partite dal solista principale.

Stabilite per esso il campo ambientale più adatto per creare la giusta suggestione espressiva, adatta per l’elemento principale del mix.

Nel fare questo utilizzate tutte le risorse necessarie, siano esse riverberi, echi e/o altro, sino al raggiungimento del risultato migliore, il più funzionale al senso del brano.

Successivamente assegnate i campi alle altre sorgenti del mix, avendo cura di variare opportunamente la sensazione di presenza e di profondità di ogni sorgente, al fine di costruire un mix in cui si percepisca un vasto orizzonte e una ampia collocazione spaziale degli elementi.

Avrete ovviamente cura, salvo eccezioni, di assegnare la massima presenza agli elementi solistici e via via meno presenza agli altri elementi.

N.B.

Gli elementi sonori aventi estensione bassa e/o timbro cupo, come ad esempio il basso e la grancassa, dovranno avere una minor quantità di ambientazione proporzionale, al fine di conservare una buona presenza, per contrastare la loro naturale tendenza ad essere percepiti in modo meno presente rispetto agli strumenti di tessitura più alta.

Una volta portato a termine il Mix Essenziale che, lo ripeto, dovrà suonare perfettamente bene, come se fosse un mix finito, potrete finalmente passare all’azione col Mix Conclusivo, durante il quale dovrete “incollare” sul mix essenziale, ad una ad una, le tracce restanti, a cominciare dalle più importanti sino a quelle meno determinanti.

Tra le due fasi, però, prendetevi una pausa sufficientemente lunga al fine di riprendere a lavorare in freschezza.


Introduzione al mix conclusivo

Sin qui abbiamo considerato la opportunità di eseguire un mix cosiddetto essenziale, al fine di costruire una solida e perfetta architettura sonora che, comprendendo tutti gli elementi principali del brano, fungesse anche da punto di riferimento per l’inserimento delle altre sorgenti sonore che, pur essendo secondarie, fungono un po’ come il sale e il pepe, capaci come sono di conferire all’arrangiamento e infine al suono un sapore più accattivante e completo.

Prima di eseguire quindi il Mix conclusivo sarà bene che leggiate il capitolo che segue, dedicato al trattamento specifico delle sorgenti.

In essa sono elencati i trattamenti preventivi e quelli postumi da effettuare sorgente per sorgente, al fine di fornire una guida di riferimento pratica.

Successivamente, nel Capitolo 11 dedicato al “Mix conclusivo”, troverete la descrizione dettagliata delle operazioni di Mix da eseguire dopo il Mix essenziale, che prevedono appunto:

  • l’inserimento delle tracce secondarie
  • il loro livellamento di volume
  • il loro adattamento tonale, dinamico e ambientale

Dopodiché, con gli opportuni affinamenti, il mix sarà concluso.

Ma procediamo per gradi con il prossimo capitolo dedicato al “Trattamento delle sorgenti”.


Per approfondimento sull’Audio Mixing Digitale

 

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